Siamo tutti d’accordo che la recente pandemia ha portato enormi difficoltà nei più diversi ambiti lavorativi, ha messo a dura prova questo sistema accentuando ulteriormente la già complessa condizione delle diseguaglianze di reddito, genere e territoriali.
Condividiamo quindi la direzione che ha portato lo Stato italiano ad approvare, nel 2021, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il quinquennio 2021/2025, al fine di rilanciare la nostra economia dopo la pandemia di COVID-19. Al suo interno, la Missione 5 raggruppa le azioni legate al lavoro, e ha permesso di investire € 19,85 mld - il 10,34% dell’importo totale del PNRR - (fonte:
https://italiadomani.gov.it/it/il-piano/missioni-pnrr/inclusione-coesione.html) nella creazione di misure che possano arginare questi divari, facilitando l’inserimento e la partecipazione al mondo del lavoro per i soggetti con le posizioni più delicate.
Europa e strategie per la crisi
La strategia Europa 2020, nata per fronteggiare in maniera efficace la crisi economico-finanziaria iniziata nel 2008, ha posto al centro del proprio programma la coesione economica, sociale e territoriale per contrastare l’esclusione e la povertà, e promuovere l’occupazione.
In questa visione, che pone la coesione alla base della politica sociale sviluppata dai paesi europei, lo Stato, gli attori economici, la società civile e le famiglie hanno un ruolo chiave in quello che viene definito il “modello sociale Europeo”.
Il Consiglio Europeo definisce la coesione sociale come “la capacità di una società di assicurare il benessere (welfare) di tutti i suoi membri, riducendo le differenze ed evitando le polarizzazioni. Una società basata sulla coesione è una comunità di sostegno reciproco di individui liberi che perseguono obiettivi comuni dai significati democratici".
In questo approccio il concetto di coesione si sovrappone in alcuni tratti a quello di inclusione.
Per semplificare al massimo possiamo pensare alla coesione sociale come collegata alla società nel suo insieme, mentre l’inclusione sociale è la condizione degli individui all’interno di una società.
Il ruolo della formazione
Centrale, nell’ambito del rafforzamento delle politiche del lavoro, è proprio il ruolo degli interventi di formazione. Abbiamo, come ente di formazione, riscontrato una nuova sensibilità da parte delle aziende che desiderano accrescere le abilità e le conoscenze dei propri dipendenti (anche con azioni di upskilling o reskilling.
Con il termine upskilling si intende l'adozione di nuove competenze da parte di lavoratori che intendono aggiornare e potenziare le loro attuali job position.
Reskilling fa invece riferimento alla acquisizione di nuove competenze per un lavoro completamente diverso. In questo caso si parla anche di riqualificazione) grazie al Fondo Nuove Competenze rafforzato; disoccupati, giovani e persone che desiderino rientrare nel mondo del lavoro possono altresì accedere ad un crescente numero di programmi di formazione dalla qualità sempre più elevata, in ambiti trasversali o legati alle competenze maggiormente richieste.
L’obiettivo da raggiungere è la creazione di una strategia che riduca la disoccupazione e l’inattività ampliando la partecipazione al mondo del lavoro.
La formazione e noi Enti Formativi dobbiamo quindi fare nostra una strategia che si occupi innanzitutto di studiare il mercato del lavoro individuando i settori che possano fornire nuove opportunità, e arrivi quindi a fornire interventi che implementino le competenze in questi ambiti e le soft skills
Le soft skills sono competenze basilari, o abilità fondamentali, che possiamo definire come:
· Competenze che aiutano gli individui ad adattarsi e ad assumere atteggiamenti positivi in modo da riuscire ad affrontare efficacemente le sfide poste dalla vita professionale e quotidiana allo scopo, come già detto, di far diminuire la disoccupazione ma anche di facilitare la transizione lavorativa.
Ricollocamento dei lavoratori
Riteniamo che l’obiettivo legato al ricollocamento sia quello di “introdurre un’ampia e integrata riforma delle politiche attive e della formazione professionale, supportando i percorsi di riqualificazione professionale e di reinserimento di lavoratori in transizione e disoccupati (percettori del Reddito di Cittadinanza, NASPI e CIGS), nonché definendo, in stretto coordinamento con le Regioni, livelli essenziali di attività formative per le categorie più vulnerabili”.
Fondamentale soprattutto recuperare la fascia di lavoratori scarsamente qualificati e con un basso livello di istruzione, che hanno anche i più bassi livelli di partecipazione ad attività di formazione. Per le loro competenze obsolete, che li penalizzano, sono loro ad avere maggiore necessità di interventi di riqualificazione.
La Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome, nel marzo 2022, ha avanzato alcune proposte per supportare il miglioramento del sistema delle politiche attive del mercato del lavoro in Italia, le cui criticità sono state sottolineate dalle istituzioni europee.
Fra queste è interessante la proposta di uno stretto coordinamento per migliorare la presa in carico, l’erogazione di servizi specifici e la progettazione professionale personalizzata attraverso il Programma Nazionale GOL (Garanzia Occupabilità dei Lavoratori). Basandosi sull’esperienza maturata si cercherà di superare l’eccessiva eterogeneità dei corsi presenti sul territorio e si presterà attenzione alla prossimità degli interventi e all’integrazione in rete dei servizi, oltreché occuparsi dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.
Per quanto riguarda i lavoratori in transizione e disoccupati si prevede di rafforzare il sistema di formazione, considerando le attività di upskilling e reskilling in favore dei beneficiari di strumenti di sostegno (NASPI e DIS-COLL), dei beneficiari del reddito di cittadinanza e dei lavoratori che godono di strumenti straordinari o in deroga di integrazione salariale.
Il coordinamento con le Regioni e le Provincie autonome si rivela molto importante anche per armonizzare gli interventi supportati con fondi SIE territoriali, ed evitare doppioni fra quanto previsto a livello nazionale e locale.
Deduciamo che si prospetta un’importante innovazione del mercato delle occupazioni che passerà attraverso il rafforzamento delle politiche attive del lavoro, favorendo l’occupazione giovanile e l’imprenditorialità femminile anche attraverso la formazione e la riqualificazione.
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